Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/831

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[p. 210 modifica] e credono e si accorgono molto meno di essere infelici di quello che noi facciamo a riguardo nostro; e molto meno lo erano e lo sono, sí per questa credenza, come anche indipendentemente. Non chiamerò in mio favore la setta cinica e l’esempio e l’istituto loro, diretto a mostrare col fatto di quanto poco e di quante poche invenzioni e sottigliezze abbisogni la vita naturale dell’uomo. Non ripeterò che, siccome l’abitudine è una seconda natura, cosí noi crediamo primitivo quel bisogno che deriva dalla nostra corruzione. E che molti anzi infiniti bisogni nostri sono oggi reali, non solamente per l’assuefazione, la quale, com’é noto, dà o toglie la capacità di questo o di quello e di astenersi da questo o da quello; ma anche senza essa per lo indebolimento ed alterazione formale delle generazioni umane, divenute oggidí bisognose di certi aiuti, soggette a certi inconvenienti e quindi necessitose di certi rimedi, che non avevano alcun luogo nella umanità primitiva. Cosí la medicina, cosí l’uso di certi cibi, di vesti diversificate secondo le stagioni, di