Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/830
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | 829 | 831 | ► |
non è insomma altro che desiderare l’infelicità; desiderar di vivere è quanto desiderare di essere infelice (20 marzo 1821).
* Non solamente è ridicolo che si pretenda la perfettibilità dell’uomo in quanto alla mente o a quello che vi ha riguardo, come ho detto in altro pensiero, ma anche in quanto ai comodi corporali. Paiono oggi cosí necessari quelli che sono in uso, che si crede quasi impossibile la vita umana senza di questi, o certo molto più misera, e si stimano i ritrovamenti di tali comodità tanti passi verso la perfezione e la felicità della nostra specie, massime di certe comodità che sebbene lontanissime dalla natura, contuttociò si stimano essenziali e indispensabili all’uomo. Ora, io non domanderò a costoro come abbian fatto gli uomini a viver tanto tempo privi di cose indispensabili, come facciano oggi tanti popoli di selvaggi, parecchi ancora de’ nostrali e sotto a’ nostri occhi tutto giorno, anzi ancora quegli stessi più che mai assuefatti a tali cose pretese indispensabili, quando per mille diversità di accidenti si trovano in circostanza di mancarne, alle volte anche volontariamente.
Osservate in questo proposito che, essendo certo non potersi perfezionare il corpo dell’uomo, anzi deperire nella civiltà, e quindi non darsi perfettibilità dell’uomo in quanto al corpo, la quale infatti niuno asserí né asserirebbe; tuttavia si sostiene la sua perfettibilità infinita in quanto all’animo, quando intorno al corpo, volendo anche prendere per perfezioni quelle che oggi si credono tali, e in natura sono la maggior parte il contrario, certo però la perfettibiltà sarebbe finitissima. I quali tutti, in luogo di accorgersi della loro infelicità, hanno anzi creduto