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[p. 191 modifica] scellerato quanto piú sforzo costa l’esserlo, massimamente contro se stesso, come per contrario accade della pietà. E infatti da quando il cristianesimo fu corrotto nei cuori, cioè presso a poco da quando divenne religione imperiale e riconosciuta per nazionale e passò in uomini [p. 192 modifica]posti in circostanze da esser malvagi, è incontrastabile che le scelleratezze mutaron faccia; e il carattere di Costantino e degli altri scellerati imperatori cristiani, vescovi ec. è evidentemente piú odioso di quello dei Tiberi dei Caligola ec. e dei Marii e dei Cinna ec., e di una tempra di scelleraggine tutta nuova e piú terribile. E secondo me a questo, cioè al cristianesimo, si deve in gran parte attribuire (giacché il guasto cristianesimo era una parte di guasto incivilimento) la nuova idea della scelleratezza dell’età media molto differente e piú orribile di quella dell’età antiche, anche piú barbare; e questa nuova idea si è mantenuta piú o meno sino a questi ultimi tempi, nei quali, l’incredulità avendo fatti tanti progressi, il carattere delle malvagità si è un poco ravvicinato all’antico; se non quanto i gran progressi e il gran divulgamento dei lumi chiari e determinati della morale universale molto piú tenebrosa presso gli antichi anche piú civili, non lascia tanto campo alla scelleraggine di seguire piú placidamente il suo corso. Vedi p. 710, capoverso 1.