Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
192 | pensieri | (81-82) |
mini posti in circostanze da esser malvagi, è incontrastabile che le scelleratezze mutaron faccia; e il carattere di Costantino e degli altri scellerati imperatori cristiani, vescovi ec. è evidentemente piú odioso di quello dei Tiberi dei Caligola ec. e dei Marii e dei Cinna ec., e di una tempra di scelleraggine tutta nuova e piú terribile. E secondo me a questo, cioè al cristianesimo, si deve in gran parte attribuire (giacché il guasto cristianesimo era una parte di guasto incivilimento) la nuova idea della scelleratezza dell’età media molto differente e piú orribile di quella dell’età antiche, anche piú barbare; e questa nuova idea si è mantenuta piú o meno sino a questi ultimi tempi, nei quali, l’incredulità avendo fatti tanti progressi, il carattere delle malvagità si è un poco ravvicinato all’antico; se non quanto i gran progressi e il gran divulgamento dei lumi chiari e determinati della morale universale molto piú tenebrosa presso gli antichi anche piú civili, non lascia tanto campo alla scelleraggine di seguire piú placidamente il suo corso. Vedi p. 710, capoverso 1. (82)
* Citerò un luogo delle Notti Romanae, non perch’io creda che quel libro si possa prendere per modello di stile, ma per addurre un esempio che mi cade in acconcio. Ed è quello dove la Vestale dice che diede disperatamente del capo in una parete, e giacque. La soppressione del verbo intermedio tra il battere il capo e il giacere, che è il cadere, produce un effetto sensibilissimo, facendo sentire al lettore tutta la violenza e come la scossa di quella caduta, per la mancanza di quel verbo, che par che ti manchi sotto ai piedi, e che tu cada di piombo dalla prima idea nella seconda, che non può esser collegata colla prima, se non per quella di mezzo che ti manca. E queste sono le vere arti di dar virtú ed efficacia allo stile, e di far quasi provare quello che tu racconti.