Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/806

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[p. 196 modifica] (mis ec. ec.) ec. Ed è tanta la necessità de’ composti che senza questi nessuna lingua sarebbe mai pervenuta a quello che si chiama o ricchezza o coltura, o anche semplice potenza di discorrere di molte cose, o di alcune cose particolarmente e specificatamente. Perché le radici converrebbe che fossero infinite per esprimere e tutte le cose occorrenti e tutte le piccole gradazioni e differenze e nuances e accidenti di una cosa, per ciascuna delle quali gradazioncelle si richiederebbe una diversa radice, altrimenti il discorso non sarà mai né espressivo né proprio e neanche chiaro, anzi per lo piú equivoco, improprio, dubbio, oscuro, generico, indeterminato. Cosí appunto avviene alla lingua ebraica (la quale non par che si possa mettere fra le cólte), perché con bastanti radici e derivati è priva di composti, o quasi priva, non avendo che fare i suoi suffissi ed affissi colla composizione, ma essendo come casi o inflessioni o accidenti o affezioni (παθὴ) de’ nomi e de’ verbi o segnacasi ec., e non variando punto il significato essenziale né la sostanza della parola; come presso noi batterlo, uccidermi, dargli, andarvi, uscirne ec., che non si chiamano né sono composti nel nostro senso. Dal che segue ch’ella ed è soggetta alle dette difficoltà e disordini e resta poverissima; ed io dico che tale ci parrebbe eziandio quando anche in quella lingua esistessero altri libri oltre la Bibbia, se però questi libri mancassero parimente de’ composti. Ci vorrebbero, ho detto, [p. 197 modifica]infinite radici. Ora