Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/795

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[p. 189 modifica] di voci straniere è necessario che una nazione, non solo abbia coltivatori di ogni sorta di cognizioni e nel tempo stesso diligenti, studiosi e coltivatori della lingua, ed in se stessa una vita piena di varietà, di azione, di movimento ec. ec., ma ancora ch’ella sia l’inventrice o di tutte o di quasi tutte le cognizioni e di tutti gli oggetti della vita che cadono nella lingua, e non solo pura inventrice, ma anche perfezionatrice, perché, dove le discipline e le cose s’inventano, si formano, si perfezionano, quivi se ne creano i vocaboli e questi con quelle discipline e con quegli oggetti passano agli stranieri. Cosí appunto è avvenuto alla Grecia, e però [p. 190 modifica]appunto la sua lingua si fe’ cosí ricca, e poté mantenersi cosí pura, a differenza della latina. Perché la greca abbisognava di poco dagli stranieri, da’ quali poche notizie e nessuna disciplina (si può dire) ricevea (eccetto negli antichissimi tempi, cioè intanto che la lingua diveniva tale): la latina viceversa. All’Italia da principio veniva ad accader quasi lo stesso, essendo ella inventrice di tutte quasi le discipline che si conobbero in quei tempi,