<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/672&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712193737</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/672&oldid=-20130712193737
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 672 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 124modifica] sia generalmente alla vita) cangia quasi intieramente. Perché ciascuno pensando per se (tanto per sua propria inclinazione, quanto perché nessun altro vi pensa piú e perché il bene di ciascheduno è confidato a lui solo), si superano tutti i riguardi, l’uno toglie la preda dalla bocca e dalle unghie dell’altro; gl’individui di quella che si chiama società sono ciascuno in guerra piú o meno aperta con ciascun altro, e con tutti insieme; il piú forte, sotto qualunque riguardo, la vince; il cedere agli altri qualsivoglia cosa, o per creanza o per virtú, onore ec., è [p. 125modifica]inutile, dannoso e pazzo, perché gli altri non ti son grati, non ti rendono nulla, e di quanto tu cedi loro o di quella minore resistenza che opponi loro profittano in loro vantaggio solamente e quindi in danno tuo. E cosí, per togliere un esempio dal passo citato di Mad. di Lambert, si vede nel fatto che oggidí il disprezzo degli altri e la stima aperta e ostentata di se stesso, non solamente non è piú cosí dannosa come