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pensieri |
(670-671-672) |
società a parte, ed intera, e perfettamente distinta, giacché è perfettamente distinto il suo fine; e cosí il mondo torna qual era da principio, e innanzi all’origine della società, la quale resta sciolta quanto al fatto e alla sostanza e quanto alla ragione ed essenza sua. Perciò l’egoismo è sempre stata la peste della società e quanto è stato maggiore, tanto peggiore è stata (671) la condizione della società; e quindi tanto peggiori essenzialmente quelle istituzioni che maggiormente lo favoriscono o direttamente o indirettamente, come fa soprattutto il dispotismo (sotto il quale stato la Francia era divenuta la patria del piú pestifero egoismo, mitigato assai dalla rivoluzione, non ostante gl’immensi suoi danni, come è stato osservato da tutti i filosofi). L’egoismo è inseparabile dall’uomo, cioè l’amor proprio; ma per egoismo s’intende piú propriamente un amor proprio mal diretto, male impiegato, rivolto ai propri vantaggi reali, e non a quelli che derivano dall’eroismo, dai sacrifizi, dalle virtú, dall’onore, dall’amicizia ec. Quando dunque questo egoismo è giunto al colmo, per intensità e per universalità; e quando, a motivo e dell’intensità e massime dell’universalità, si è levata la maschera (la quale non serve piú a nasconderlo, perché troppo vivo e perché tutti sono animati dallo stesso sentimento), allora la natura del commercio sociale (sia relativo alla conversazione, (672) sia generalmente alla vita) cangia quasi intieramente. Perché ciascuno pensando per se (tanto per sua propria inclinazione, quanto perché nessun altro vi pensa piú e perché il bene di ciascheduno è confidato a lui solo), si superano tutti i riguardi, l’uno toglie la preda dalla bocca e dalle unghie dell’altro; gl’individui di quella che si chiama società sono ciascuno in guerra piú o meno aperta con ciascun altro, e con tutti insieme; il piú forte, sotto qualunque riguardo, la vince; il cedere agli altri qualsivoglia cosa, o per creanza o per virtú, onore ec., è