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(672-673-674) pensieri 125

inutile, dannoso e pazzo, perché gli altri non ti son grati, non ti rendono nulla, e di quanto tu cedi loro o di quella minore resistenza che opponi loro profittano in loro vantaggio solamente e quindi in danno tuo. E cosí, per togliere un esempio dal passo citato di Mad. di Lambert, si vede nel fatto che oggidí il disprezzo degli altri e la stima aperta e ostentata di se stesso, non solamente non è piú cosí dannosa come  (673) una volta, ma bene spesso è necessaria, e chi non sa farne uso non guadagna nulla in questo mondo presente. Perché gli altri non sono disposti ad accordarti spontaneamente e in forza del vero e del merito nulla, come di nessuna altra cosa cosí neanche di stima, e bisogna quindi che tu la conquisti come per forza e con guerra aperta e ostilmente, mostrandoti persuasissimo del tuo merito, ad onta di chicchessia, disprezzando e calpestando gli altri, deridendoli, profittando d’ogni menomo loro difetto, rinfacciandolo loro, non perdonando nulla agli altri, cercando in somma di abbassarli e di renderteli inferiori o nella conversazione o dovunque con tutti i mezzi piú forti. Che se oggidí ti vuoi procacciare la stima degli altri col rispetto, buona maniera verso loro, col lusingare il loro amor proprio, dissimulare i loro difetti ec. e quanto a te, colla modestia, col silenzio ec. ti succede tutto l’opposto. Essi profittano di te e de’ tuoi riguardi verso loro per innalzarsi e della tua poca resistenza quanto a te per deprimerti. Quello che concedi  (674) loro, l’adoprano in loro mero vantaggio, e danno tuo; quello che non ti arroghi o non pretendi, o quel merito che tu dissimuli, te lo negano e tolgono, per vederti inferiore ec. Cosí, nel modo che ho detto, ritornano effettivamente nel mondo i costumi selvaggi e di quella prima età, quando la società non esistendo, ciascuno era amico di se solo e nemico di tutti gli altri esseri o dissimili o simili suoi, in quanto si opponevano a qualunque suo menomo interesse o desiderio, o in quanto