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[p. 13 modifica] nei ritratti sbozzati da Velleio non si trova prima del detto tempo che fu l’epoca della decisa e sviluppata corruzione de’ romani. Di Lucullo e di Antonio è cosa ben nota in questo proposito (di Scipione Emiliano parla bensí Velleio riguardo all’ozio, I, 13, sect. 3, ma molto diversamente). Notate dunque gli effetti dell’incivilimento e della corruzione. Notate quanto ella porti per sua natura all’inazione, all’ozio, e alla pigrizia: che anche gli uomini piú splendidi e attivi in questa condizione della società, inclinano naturalmente all’inazione. La causa è il piacere che nell’antico stato di Roma non si poteva trovar nell’ozio, e perciò l’uomo desiderando il piacere e la vita, si dava necessariamente all’azione: e cosí accade in tutte le nazioni non ancora o mediocremente incivilite. La causa è pure l’egoismo, per cui l’uomo non si vuole scomodare a profitto altrui, se non quanto è necessario, o quanto giova a se stesso. La causa è la mancanza delle illusioni, delle idee di gloria, di grandezza, di virtú, di eroismo, ec., tolte le quali idee, deve sottentrar quella di non far nulla, lasciar correre le cose, e godere del presente. La causa,