Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/468
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vista, anzi dal principale attore e centro degli avvenimenti, non è comune a nessun’altra opera storica greca che ci rimanga, anzi a nessun’antica, fuorché ai commentari di Cesare. Perciò ella è singolarmente preziosa anche per questo capo, e propria piú delle altre a darci la vera idea de’ costumi, pensieri, natura degli antichi, e de’ loro fatti; come le lettere di Cicerone in altro genere di scrittura sono la piú recondita e intima sorgente della storia di quei tempi. Vedi p. 519, capoverso 2.
2°, Che poco saggiamente Arriano volle scrivere l’ Ἀλεξάνδρου ἀνάβασιν (in sette libri, perché sette son quelli di Senofonte) a imitazione della detta opera. Perch’egli non poteva scrivere, né scrisse, né intese o pensò di scrivere un giornale. Quindi le due opere sono essenzialmente di diverso genere, cioè l’una un diario, l’altra una storia. Meno male Onesicrito, in quello che scrisse d’Alessandro, a imitazione pure di Senofonte. Perch’egli fu compagno di Alessandro nella sua spedizione, come Senofonte di Ciro. Vedi il Laerzio 1. VI, in Onesicrito.
Del resto, se la storia Ἑλληνικῶν di Senofonte non ha proemio, ciò viene perch’era destinata a continuare e far tutto un corpo con quella di Tucidide. Infatti gli antichi notando la mancanza del proemio nella K. A., non parlano di quest’altra.