Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4223
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il piú delle volte, o forse sempre, slegati. Ma però la causa del detto effetto non è mica la slegatura, ma quella che lo stesso Demetrio accenna piú sotto, cioè la passione. Perocché alle riferite parole egli immediatamente soggiunge, sect. 198. ῞Οτι δὲ ὑποκριτικὸν (accommodata actori res) ἡ λύσις, παράδειγμα ὲγκείσθω τὁδε. E qui, recato un esempio che fa poco o nulla al caso (ἐδεξάμην, ἔτικτον, ἔκτρέφω φίλε), come sono quasi tutti gli esempi di cui Demetrio si serve (talora ei n’adopra un medesimo per due osservazioni, casi o precetti contrarii), ripiglia: οὕτως γὰρ λελυμένον ἀναγκἁσει καὶ τὸν μὲν θέλοντα, ὑποκρίνεσθαι (actu adiuvare), διὰ τὴν λύσιν. εἰ δὲ συνδήσας εἴποις, ‘Εδεξάμην καὶ ἔτικτον καὶ ἔκτρέφω, πολλὴν ἀπάθειον (vacuitatem ab actione) τοῖς συνδέσμοις (insieme colle congiunzioni) συμβαλεῖς. πᾶν δὲ τὸ ἀπαθὲς, ἀνυπόκριτον (remotum ab actione). Ora, benchè il nostro rettorico abbia appena osservata e accennata di scorcio la vera causa, non si può negare che questa non sia una bella osservazioncella. E questa è forse quanto di buono o di notabile v’ha nel suo libro. (Bologna, 17 ottobre 1826). Vedi p. 4224.
* Bella proprietà della lingua italiana, massime antica, proprietà in mille casi utilissima al dir breve, anzi all’evitare un lunghissimo circuito di parole, proprietà d’altronde comune anche al francese (nonchalance, nonchaloir; vedi Pougens, Archéologie française), all’inglese (nonsense, nonsensical ec.) ec., è quella di certi negativi, sia nomi, sia verbi, avverbi ec., fatti dal positivo, premessavi la non, congiunta o disgiunta da essa voce; come noncuranza, non cale, non calere ec. Vedi la Crusca in Non... e la Proposta del Monti, se non erro, in Non, o in Non... - Damascio nella Vita d’Isidoro filosofo (Damascio fu molto studioso dell’eleganza della lingua in essa opera e ricercatore di modi antichi e di voci) appresso Fozio, cod. 242, parlando di un certo Asclepiodoto, il quale, per moltissimi tentativi che facesse a tal uopo, non poté ritrovare il genere di musica detto enarmonio (τὸ ἐναρμόνιον γένος) l’uso e la conoscenza del quale era perduta, dice, colonna 1054, lin. 1a, ed. greco-latina, αἴτιον δὲ τῆς μὴ εὑρέσεως τὸ κ. τ. λ., la causa della non invenzione, cioè del non averlo egli potuto ritrovare, fu ec. (Bologna, 17 ottobre 1826).