Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4058

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[p. 437 modifica] delle volte esso avverbio in questo caso non importa nulla, ma originariamente e veramente, e forse talvolta effettivamente massime presso gli antichi, vale in alcun modo. Gli altri l’usarono e l’usano senza certo aver mai neppure immaginato o sospettato quel che ei significhi in tali casi. Nei quali egli ha alcun ché a fare con quell’uso dell’avverbio ἄλλως, di cui altrove (5 aprile 1824).


*    È un grand’errore di quelli che hanno a congetturare o indovinare le risoluzioni o gli andamenti d’altri, sia nelle cose private sia nelle pubbliche, e queste o politiche o militari, e sia con dati o senza dati, il considerare con ogni sorta di acutezza e di prudenza quello che sia piú utile a quei tali di risolvere o di fare, piú conveniente, piú secondo lo stato loro e delle cose, piú giusto, piú savio, e trovatolo, risolversi che essi faranno o determineranno, ovvero fanno e determinano appunto questa o queste cose, o l’una di queste in ogni modo. Diamo uno sguardo all’intorno, alla vita, alle azioni e risoluzioni degli uomini, e vedremo che per dieci ben fatte, convenienti ed utili a quei che le fanno, ve n’ha mille malissimo fatte, sconvenientissime, inutilissime, dannosissime a essi medesimi, piú o meno, contrarie alla prudenza, a quello che avrebbe risoluto o fatto un uomo savio e perfetto, trovandosi nel caso loro. Vedremo che gli uomini il piú delle volte non deliberano maturamente quando v’ha bisogno di maturità, non conoscono l’importanza delle cose che hanno a risolvere o a fare, non sospettano nemmeno che sia loro utile o [p. 438 modifica]necessario di consultare intorno ad esse, e non entrano affatto in alcuna consulta. Parlo egualmente de’ grandi e de’ piccoli,