[p. 438 modifica] delle cose pubbliche e delle private, piccole relativamente e grandi. È certissimo che gli affari degli uomini qualunque, che vanno male, non vanno cosí (se non di rado) senza loro colpa o insufficienza; or come dunque dovrà essere regola per indovinare le opere o risoluzioni loro, il cercare quello che lor sia piú utile e conveniente? Il numero o degli sciocchi assolutamente, o degl’inetti ai carichi e alle cose che hanno a maneggiare, benché valorosi nel resto, o di quelli che anche al loro carico sono adattati, ma non perfetti, o insomma delle risoluzioni e delle azioni mal prese e mal fatte, inutili o dannose a chi le ha fatte o prese, sconvenienti al caso, o finalmente tali che nelle date circostanze non erano le migliori; il numero, dico, di tali azioni, risoluzioni ed uomini soverchia ed ha sempre soverchiato di grandissima lunga quello delle azioni, risoluzioni ed uomini loro contrarii, come apparisce da tutte le antiche e moderne storie sí civili, sí militari, sí private, e dall’osservazione della vita e avvenimenti giornalieri privati o pubblici. Onde quella regola, in vece di condurre alla probabilità dell’indovinare, conduce chi la segue ad avere cento probabilità per una, contro quella o quelle cose che egli sceglie e quel giudizio o congettura che ei forma. Di piú, assolutamente parlando, è falsissimo e malissimo considerato il persuadersi che gli uomini nel caso proprio veggano quel medesimo che in esso caso veggono gli altri posti fuori di esso, e pensino e sentano e sieno disposti allo stesso modo. Onde ancorché pognamo in due persone perfetta parità di prudenza, di esperienza, insomma di attitudine a risolvere e fare in un dato caso quello che si conviene, è certissimo che se di queste due persone l’una