Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4047
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ec. in culus e culare. Lo stesso dico de’ nomi e verbi francesi diminutivi o frequentativi o disprezzativi ec. in ail aille ailler iller eiller (sommeiller) ec. de’ quali altrove. E credo che anche lo spagnuolo in illo o illar ec. venga da essa forma latina (come periglio, péril ec. da periculum, del che in piú luoghi), piú tosto che da quella in illus illare ec. (15 marzo 1824).
* Alle altre barbarie umane da me altrove notate si aggiunga la pederastia, snaturatezza infame che fu pure ed è comunissima in Oriente (per non dir altro) e non fu solo propria de’ barbari, ma di tutta una nazione cosí civile come la greca, e per tanto tempo (lasciando i romani), e sí propria che sempre che i greci scrivono d’amore in verso o in prosa, intendono (eccetto ben rade volte) di parlar di questo siffatto, voluto fino ridurre in sentimentale da Platone, massimamente nel Convivio e piú nel Fedro e altrove, e da Senofonte poi nel Convivio. E Saffo con tanta tenerezza canta la sua innamorata. Quanto noccia questo infame vizio alla società ed alla moltiplicazione del genere umano, è manifesto ec. ec. Aggiungansi similmente gli spettacoli de’ gladiatori, e l’altre barbarie romane ec. ec. (15 marzo 1824).
* Diminutivi greci positivati. Luciano nel Dialogo di Doride e di Teti dice prima ἐς κιβωτὸν e poi indifferentemente parlando della medesima arca τὸ κιβώτιον, e poi di nuovo τὴν κιβωτὸν ed ἡ κιβωτός, e cosí anche nel Dialogo di un Tritone e delle Nereidi ἐν τῇ κιβωτ, parlando della stessa arca. Vedi i lessici ec. Ciò mostra che il significato di questo diminutivo e di questo positivo era conforme, o che anche in greco si usava elegantemente il diminutivo pel positivo o a piacere, o come catacresi o enallage ec., o comunque. Luciano non usa qui il diminutivo se non per variare o per grazia ed eleganza semplicemente senz’altra cagione, e senz’alcuna diversità di significato dal positivo che insieme adopera (15 marzo 1824).