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426 | pensieri | (4047-4048) |
ferentemente parlando della medesima arca τὸ κιβώτιον, e poi di nuovo τὴν κιβωτὸν ed ἡ κιβωτός, e cosí anche nel Dialogo di un Tritone e delle Nereidi ἐν τῇ κιβωτ, parlando della stessa arca. Vedi i lessici ec. Ciò mostra che il significato di questo diminutivo e di questo positivo era conforme, o che anche in greco si usava elegantemente il diminutivo pel positivo o a piacere, o come catacresi o enallage ec., o comunque. Luciano non usa qui il diminutivo se non per variare o per grazia ed eleganza semplicemente senz’altra cagione, e senz’alcuna diversità di significato dal positivo che insieme adopera (15 marzo 1824). (4048)
* Duplicazioni greche. ἄγω-ἤγαγεν, ἄγηχα, ἀγήοχα, ἀγαγεῖν ec. Si chiamano modi attici, ma sono anche (con certe mutazioni, salvo però il raddoppiamento) anche degli ionii, dei dori ec. Vedi lo Schrevel e lo Scapula nell’indice delle voci de’ verbi anomali a’ pié del lessico ec. (15 marzo 1824).
* Prolato as in senso di differire ec. da profero che ha pur questo senso. Vedi Forcellini in Prolato, Prolatatio, Prolatatus (16 marzo 1824).
* Luciano nel Dialogo di Menippo Amfiloco e Trofonio. M. τί δὲ (lego δὴ ut contextus expetit) ὁ ἥρως ἐστίν; ἀγνοῶ γάρ. Τ. ἐξ ἀνθρώπου τι καὶ θεοῦ σύνθετον. Μ. ὃ μήτε ἄνθρωπός ἐστιν, ὡς φῄς, μήτε θεός, καὶ συναμφότερόν ἐστι. Rechisi al detto altrove sopra l’opinione degli antichi circa i semidei, segno dell’alto concetto che avevano della natura umana (16 marzo 1824).
* Diminutivi greci positivati. ῥάκος-ῥάκιον, se questo non è disprezzativo piú di quello (20 marzo 1824).
* Alterazioni de’ temi greci, senza mutazione di significato. στρέφω-στροφάω, στρωφάω (coi composti), i