<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/402&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712192602</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/402&oldid=-20130712192602
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 402 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 446modifica] seminano. Intendo parlare di qualunque cibo del quale si pascano. Del vestire, l’uomo abbisogna nello stato presente, essi no, ma nascono vestiti dalla natura. La società primitiva qual è usata anche dagli animali, il raziocinio primitivo, ossia il principio di cognizione comune a tutti gli esseri capaci di scelta, erano destinati a supplire ai bisogni dell’uomo. La società qual è, la ragione qual è ridotta, accresce [p. 447modifica]smisuratamente questi bisogni: il mezzo di servire ai bisogni e di estinguerli è divenuto padre e cagione e fonte perenne e abbondantissima di bisogni. I bisogni naturali dell’uomo sarebbero pochissimi, come quelli degli altri anmali; ma la società e la ragione aumentano il numero e la misura de’ suoi bisogni eccessivamente. Questa distinzione, fra’ bisogni naturali e sociali o fattizi e nonpertanto inevitabili nel nostro stato, formava il fondamento della setta cinica, la quale si prefiggeva di mostrare col fatto di quanto poco abbisogni l’uomo naturalmente. Vedi l’epitaffio di Diogene nel Laerzio. L’uomo fu dunque veramente condannato alla fatica e fatica di stento; vi fu condannato a differenza degli altri animali; ed essendovi stato condannato sotto l’aspetto che ho esposto, non ne segue che la sua vita innanzi la corruzione dovesse essere inattiva, cioè dovesse