Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3934

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[p. 307 modifica] di molto maggiore infelicità, che non è la società selvaggia o mal civile, altresí per sua natura. E similmente, compensato il tutto insieme, è molto piú lontana dalla natura, benché le snaturatezze della società selvaggia diano molto piú nell’occhio, non per altro che perché sono piú materiali e fisiche, siccome gli uomini che compongono tali società, e siccome le sciagure e la infelicità generale che ne risulta. Non v’é cosa piú contro [p. 308 modifica]natura, di quella spiritualizzazione delle cose umane e dell’uomo, ch’é essenzial compagna, effetto, sostanza della civiltà. Come le snaturatezze, le calamità e la infelicità delle società selvagge, per esser naturalmente piú fisiche, anzi tutte fisiche e materiali, sono piú evidenti e tali che ognuno le può riconoscere per quel che sono, non v’é uomo il quale non convenisse che se la società umana non potesse esser altra che la selvaggia, la società nel gener nostro sarebbe cosa contro natura, e l’uomo non esser fatto per la società, ed in questa esser necessariamente imperfettissimo e infelicissimo. Ma perché i danni e le snaturatezze della società civile sono piú morali e spirituali, il che è ben consentaneo, perché tale si è altresí l’uomo civile, ed e’ non può esser altrimenti, perciò, quantunque tali danni sieno molto piú gravi veramente e contro natura, e tali snaturatezze molto maggiori, niuno però conviene che la società civile sia contro natura, e l’uomo non esser fatto per lei, e ch’ella sia necessariamente infelice, e molto meno ch’ella per propria essenza sia piú contraria alla natura, e complessivamente piú infelice che la società selvaggia. Questo veramente non è un ragionare da uomini civili, cioè spiritualizzati, ma appunto da primitivi o selvaggi, cioè materiali, non avendo riguardo che alle