natura, di quella spiritualizzazione delle cose umane e dell’uomo, ch’é essenzial compagna, effetto, sostanza della civiltà. Come le snaturatezze, le calamità e la infelicità delle società selvagge, per esser naturalmente piú fisiche, anzi tutte fisiche e materiali, sono piú evidenti e tali che ognuno le può riconoscere per quel che sono, non v’é uomo il quale non convenisse che se la società umana non potesse esser altra che la selvaggia, la società nel gener nostro sarebbe cosa contro natura, e l’uomo non esser fatto per la società, ed in questa esser necessariamente imperfettissimo e infelicissimo. Ma perché i danni e le snaturatezze della società civile sono piú morali e spirituali, il che è ben consentaneo, perché tale si è altresí l’uomo civile, ed e’ non può esser altrimenti, perciò, quantunque tali danni sieno molto piú gravi veramente e contro natura, e tali snaturatezze molto maggiori, niuno però conviene che la società civile sia contro natura, e l’uomo non esser fatto per lei, e ch’ella sia necessariamente infelice, e molto meno ch’ella per propria essenza sia piú contraria alla natura, e complessivamente piú infelice che la società selvaggia. Questo veramente non è un ragionare da uomini civili, cioè spiritualizzati, ma appunto da primitivi o selvaggi, cioè materiali, non avendo riguardo che alle (3935) snaturatezze e infelicità materiali e sensibili, e che si riconoscono senza ragionamento, o stimandole sempre assai minori di quelle che il ragionamento dimostra essere molto maggiori, o negando affatto di riconoscere quelle che in verità sono molto maggiori, e negandolo perché solo il ragionamento può mostrarle per tali e per infelicità e snaturatezze. Gli uomini, anche i piú civili e filosofi, cosí facendo (come quasi tutti, anche i sommi, fanno), somministrano nello stesso eccesso della lor civiltà e spiritualizzazione una forte conferma di questa nostra proposizione, che non vi sia cosa piú contraria alla natura che la spiritualizza-