Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3922

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[p. 296 modifica] di piú. Perciò, fra le altre cose, nel presente stato delle nazioni e quanto alla sua natura, i giovani sono generalmente piú infelici dei vecchi, e questo stato è piú conveniente e buono alla vecchiezza che alla giovanezza. L’uomo forte è meno infelice del debole in uguali dispiaceri e dolori; piú infelice s’egli è privo di piaceri, o di piaceri piú vivi e frequenti che non son quelli del debole. Egli è piú atto a soffrire, e meno atto a non godere; o vogliamo dire men disadatto all’uno e piú disadatto all’altro.

Ma oltre di tutto ciò, bisogna accuratamente distinguere la forza dell’animo dalla forza del corpo. L’amor proprio risiede nell’animo. L’uomo è tanto piú [p. 297 modifica]infelice generalmente, quanto è piú forte e viva in lui quella parte che si chiama animo. Che la parte detta corporale sia piú forte, ciò per se medesimo non fa ch’egli sia piú infelice, né accresce il suo amor proprio, se non in quanto il maggiore o minor vigore del corpo è per certe parti e rispetti e in certi modi legato e corrispondente e proporzionato a quello della parte chiamata animo. Ma nel totale e sotto il piú de’ rispetti, tanto è lungi che la maggior forza del corpo sia cagione di maggiore amor proprio e infelicità, che anzi questa e quello sono naturalmente in ragione inversa della forza propriamente corporale, sia abituale sia passeggera. L’amor proprio e quindi l’infelicità sono in proporzione diretta del sentimento della vita. Ora accade, generalmente e naturalmente parlando, che ne’ piú forti di corpo la vita sia bensí maggiore, ma il sentimento della vita minore, e tanto minore quanto maggiore si è e la somma della vita e la forza. Ne’ piú deboli di corpo viceversa. O volendoci esprimere in altro modo, e forse piú chiaramente, ne’ piú forti