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[p. 439 modifica] lui, perché il resto non sarebbe bene: è tanto buono quanto può [p. 440 modifica]essere, perché per lui non c’é buono fuori della sua natura; anzi fuori di questa, tutto è per lui cattivo, perché non c’é bene assoluto. Tutto ciò tanto nel fisico che nel morale (8 dicembre 1820). Questo io credo che sia il sistema (Leibniziano se non erro) dell’ottimismo.


*   Oltre il progresso dei lumi esatti, dello studio e imitazione degli esemplari tanto nazionali che antichi, della regolarità della lingua, dello scrivere e della poesia ridotti ad arte ec., un’altra gran cagione dell’estinguersi che fece subitamente l’originalità vera e la facoltà creatrice nella letteratura italiana, originalità finita con Dante e il Petrarca, cioè subito dopo la nascita di essa letteratura, può essere l’estinzione della libertà e il passaggio dalla forma repubblicana alla monarchica, la quale costringe lo spirito impedito e scacciato o limitato nelle idee e nelle cose a rivolgersi alle parole. Il cinquecento fu, si può dir, tutto monarchico in Italia e fuori, quanto al governo. E le lettere italiane risorsero dal sonno del quattrocento, sotto Cosimo e Lorenzo de’ Medici, fondatori della monarchia toscana e distruttori di quella repubblica. E in questo risorgimento, come poi sotto Leon X, le lettere presero una forma regolare, una forma tutta diversa da quella del trecento e, quel che è piú, da quella che sogliono sempre prendere nel loro risorgimento