<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3911&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20181222100841</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3911&oldid=-20181222100841
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3911 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 287modifica] non può mai totalmente essere né spenta né superata) non altro quasi si considererebbe che l’interiore, e per uomo non s’intenderebbe in nessun caso altro che il suo spirito. Ora, in proporzione di questa spiritualizzazione delle cose e della idea dell’uomo, e dell’uomo stesso, è cominciata e cresciuta quella spiritualizzazione dell’amore, la quale lo rende il campo e la fonte di piú idee vaghe, e di sentimenti piú indefiniti forse che non ne desta alcun’altra passione, non ostante ch’esso e in origine, e anche oggidí quanto al suo fine, sia forse nel tempo stesso e la piú materiale e la piú determinata delle passioni, comune, quanto alla sua natura, alle bestie ed agli uomini i piú bestiali e stupidi ec. e che meno partecipano dello spirito. Fino a tanto che giunta in questi ultimi tempi al colmo la spiritualizzazione delle cose umane, è, si può dir, nato a nostra memoria, o certamente in questi ultimi anni si è reso per la prima volta comune quell’amore che con nuovo nome, siccome nuova cosa, si è chiamato sentimentale; quell’amore di cui gli antichi non ebbero appena idea, o che sotto il nome di platonico apparendo talora in qualche raro spirito, o disputandosene tra’ filosofi e gli scolastici, è stato finora riputato o una favola e un ente di ragione e chimerico, o un miracolo e cosa ripugnante alla universal natura, o un impossibile, o una cosa straordinarissima, o una parola vuota di senso, e un’idea confusa; e veramente ella è stata, si può dir, tale finora, cioè confusissima e [p. 288modifica]da’ filosofi piuttosto nominata che concepita, e da’ piú savi come tale derisa e stimata incapace di mai divenir