Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3906
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le funzioni, l’attualità dell’amor proprio, e quindi il desiderio vano della felicità ec., secondo il detto nella mia teoria del piacere sopra l’essenziale piacevolezza di qualunque assopimento, in quanto sospensivo del sentimento della vita, e quindi del sentimento, anzi dell’attuale esistenza dell’amor proprio e del desiderio della felicità. L’ubbriachezza e tutto ciò che le si assomiglia o le appartiene ec. è piacevole per sua natura, principalmente in quanto ell’é (per sua natura) assopimento.1 Massime che questo nasce allora dall’eccesso medesimo della vita e del sentimento di lei, il qual eccesso è nella ubbriachezza quello che scema e mortifica piú o meno esso sentimento (secondo che il troppo è padre del nulla, come altrove) e quasi estingue l’animo animo(vedi Victor., Commentar. in Aristot. Polit., Flor., 1576, pag. ultima, linee 5,6). Ond’é sommamente piacevole per se stesso, astraendo dalle circostanze che possono produrre in qualche parte il contrario, e dall’altre qualità ed effetti, anche essenziali, dell’ubbriachezza ec. ec., fra tutti gli assopimenti quello prodotto dall’ubbriachezza e simili cause, perch’esso solo include, suppone e porta seco ed ha per madre l’abbondanza relativa della vita e del sentimento di lei, la qual vita e sentimento è per natura e necessità supremamente piacevole al vivente, come altrove in piú luoghi, se non che negli altri casi la maggior vita e il maggior sentimento di essa è proporzionatamente maggiore amor proprio e quindi desiderio di felicità, e questo vano, e quindi maggiore infelicità ec. (24 novembre, Festa di S. Flaviano, 1823).
* Alla lista de’ verbi frequentativo-diminutivi disprezzativi, vezzeggiativi ec., frequentativi o diminutivi semplicemente ec. italiani, data da me altrove, aggiungi in ettare, come da balbo, balbettare (25 novembre 1823).
Note
- ↑ L’ubbriachezza accrescendo la vita e il sentimento di essa, fa nel medesimo tempo che l’individuo non rifletta (naturalmente), non consideri questa vita e questo sentimento, che il suo spirito consideri e s’interessi a questo sentimento accresciuto assai meno ancora ch’ei non suole al sentimento ordinario e minore, e tanto meno quanto egli è piú cresciuto. Vedi p. 3931.