Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3879

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[p. 258 modifica] l’idea della Divinità), cosí ne usavano e ne usano verso i piú deboli per qualunque lato, sí loro simili, sí d’altre specie; quindi nell’idea primitiva della Divinità, che consisteva nella maggior forza e soprumana, dovette necessariamente entrare l’idea della maleficenza e della terribilità, naturali effetti e conseguenze e compagne della maggior forza. Anche gli uomini ch’erano o erano stati straordinariamente superiori e piú forti degli altri, sia di forza corporale, sia di quella che nasce da qualunqu’altro vantaggio, ancorché malefici, temuti e odiati, furono non di rado nelle società primitive, e lo sono forse ancora nelle selvagge, divinizzati sí nell’idea, sí talora nel culto, vivi o morti; e questo si può anche riconoscere presso i critici che indagano le origini della stessa mitologia greca, men feroce e terribile e odiosa, anzi piú molle ed umana e ridente e amena e vaga e graziosa ed amabile di tutte le altre ec. (13 novembre 1823). [p. 259 modifica]


*    Alla p. 3715. Sono molte volte che la noia è un non so che di piú vivo, che ha piú sembianza perciò di passione, e quindi avviene che non sia sempre in tali casi chiamata noia, benché, filosoficamente parlando, ella lo sia, consistendo in quel medesimo in cui consiste quel che si chiama noia, cioè nel desiderio di felicità lasciato puro, senza infelicità né felicità positiva, e differendo solo nel grado da quella che noia comunemente è chiamata. E differisce nel grado, in quanto ell’é noia, in certo modo piú intensa, sensibile e viva, qualità che l’avvicinano all’infelicità cosí chiamata positivamente, e che paiono poco convenevoli