Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3868
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in quanto sorelle, e quello ch’é proprio loro in quanto lingue diverse dalla nostra; quello che conviene al carattere generale della famiglia e quello che al carattere dell’individuo; quello che spetta in certo modo a tutta la famiglia, e che solo per caso si trova esser proprietà e possessione di un solo individuo di essa e non d’altri, o di alcuni sí d’altro no, e quello che ec.; quello che spetta a quella tal lingua, in quanto ella si confà colla nostra come che sia, e quello che le appartiene in quanto ella dalla nostra si diversifica ec. ec. Quello è atto alla nostra lingua; qual ch’esso si sia per origine e per qualunque cosa, e può presso noi parere un arcaismo ed avere un peregrino non diverso da quello de’ nostri effettivi arcaismi, e servire all’eleganza ec.; questo no, e non parrà che un neologismo ec. e un barbarismo, come se fosse tolto dalle lingue affatto straniere ec. La novità tolta dalle lingue sorelle dev’esser tale che per l’effetto riesca quasi un arcaismo, cioè il pellegrino e l’elegante che ne risulta somigli a quello che nasce dall’uso conveniente dell’arcaismo moderato ec. (11 novembre 1823).
* Alla p. 3717, margine. Vedi il Forcellini sí ne’ composti di sono, e sí in sono as, fine, dalle cose dette nel qual luogo, e in Tono as ui fine, e in Crepo as, fine ec., si potrebbe forse dubitare che la cagione dell’anomalia di cui discorriamo in tali verbi della prima, non sia quella che noi supponiamo, ma un’altra, altra, ch’io però, generalmente almeno, non credo.1 E certo quest’anomalia non è in pochi della prima, e nella piú parte di questi non si trova vestigio alcuno di terza coniugazione se non nel perfetto ec. e supino. E la desinenza in ui trovasi veramente in molti verbi della terza
Note
- ↑ Detonat uit. Intono avi ed ui ec.