Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3868

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[p. 248 modifica] in quanto sorelle, e quello ch’é proprio loro in quanto lingue diverse dalla nostra; quello che conviene al carattere generale della famiglia e quello che al carattere dell’individuo; quello che spetta in certo modo a tutta la famiglia, e che solo per caso si trova esser proprietà e possessione di un solo individuo di essa e non d’altri, o di alcuni sí d’altro no, e quello che ec.; quello che spetta a quella tal lingua, in quanto ella si confà colla nostra come che sia, e quello che le appartiene in quanto ella dalla nostra si diversifica ec. ec. Quello è atto alla nostra lingua; qual ch’esso si sia per origine e per qualunque cosa, e può presso noi parere un arcaismo ed avere un peregrino non diverso da quello de’ nostri effettivi arcaismi, e servire all’eleganza ec.; questo no, e non parrà che un neologismo ec. e un barbarismo, come se fosse tolto dalle lingue affatto straniere ec. La novità tolta dalle lingue sorelle dev’esser tale che per l’effetto riesca quasi un arcaismo, cioè il pellegrino e l’elegante che ne risulta somigli a quello che nasce dall’uso conveniente dell’arcaismo moderato ec. (11 novembre 1823).


*    Alla p. 3717, margine. Vedi il Forcellini sí ne’ composti di sono, e sí in sono as, fine, dalle cose dette nel qual luogo, e in Tono as ui fine, e in Crepo as, fine ec., si potrebbe forse dubitare che la cagione dell’anomalia di cui discorriamo in tali verbi della prima, non sia quella che noi supponiamo, ma un’altra, [p. 249 modifica]altra, ch’io però, generalmente almeno, non credo.1 E certo quest’anomalia non è in pochi della prima, e nella piú parte di questi non si trova vestigio alcuno di terza coniugazione se non nel perfetto ec. e supino. E la desinenza in ui trovasi veramente in molti verbi della terza

Note

  1. Detonat uit. Intono avi ed ui ec.