Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3857

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[p. 239 modifica] nell’espressione di tali materie, anzi ricchissimi e abbondantissimi, esattissimi, provvisti di termini per ciascuna cosa e parte di essa, ed anche di più termini per ciascuna, voci tutte italianissime e tanto italiane quanto or sono francesi quelle di cui i francesi e noi ed anche altri in tali materie si servono; e queste voci e questi termini ben si vede che non erano inventati da quegli scrittori, né debbonsi al loro ingegno, ma all’uso della favella italiana d’allora, e che erano fra noi (come anche fuori non pochi) comunissimi, notissimi, e di significato ben certo e determinato. La piú parte di questi, dal seicento in poi, perduti nell’uso del favellare, lo furono e lo sono conseguentemente nelle scritture, di modo che le stesse cose ancora, che noi a que’ tempi con parole italianissime, e con piú parole eziandio, chiarissimamente e notissimamente esprimevamo, or non le sappiamo esprimere che con voci straniere affatto, o se queste ci mancano, e son troppo straniere per potersi introdurre, o non furono ancora introdotte, non possiamo esprimer quelle cose in verun modo. Moltissime di quelle voci, usandole, sarebbero intese fra noi anche oggidí nel lor proprio e perfetto senso, come allora, e non farebbero oscurità. Ma moltissime, sostituite alle straniere che or s’usano, riuscirebbero oscure, [p. 240 modifica]parte per la nuova assuefazione fatta a queste altre voci, parte perché il loro senso non sarebbe più inteso cosí determinatamente come