Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3856

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[p. 238 modifica] ed or non sono. Influiti e dominati da’ governi e dagli eserciti stranieri, i governi e gli eserciti italiani, ché tali essi erano ancora, agivano tuttavia essi medesimi, ed avevano affari. Essi erano che si davano agli stranieri, quando a questo, quando a quello, che li chiamavano, che gli scacciavano, o contribuivano a ciò fare, che si alleavano cogli stranieri, o contro di loro con altri stranieri, o con altri italiani, contro altri italiani, o a favore. L’amicizia de’ governi italiani, ancorché piccolissimi, delle stesse singolari città, era considerata e ricercata dagli stranieri, e la nemicizia temuta; e in qualunque modo i governi e le città italiane erano allora nemiche o amiche di questa o quella straniera potenza. Gl’italiani agivano per se presso o nelle corti straniere, e gli stranieri presso gl’italiani. Vedi p. 3887. Quindi è che noi avevamo allora a dovizia voci politiche e militari; piú a dovizia [p. 239 modifica]ancora delle altre nazioni, perché la politica e il militare, ridotti ad arte e scienza tra noi, non lo erano presso gli altri. Negli storici, negli scrittori tecnici di politica o di milizia, o d’altre materie appartenenti, e generalmente negli scrittori italiani avanti il seicento, non troverete mai difficoltà veruna di esprimersi in chicchessia che spetti agli affari pubblici, economia pubblica, diplomatica, negoziazioni, politica, e a qualsivoglia parte dell’arte militare; mai povertà; e mai li vedrete ricorrere a voci straniere, o che possano pur sospettarsi tali: al contrario li vedrete franchissimi