<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3783&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205201830</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3783&oldid=-20151205201830
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3783 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 172modifica] odio naturalmente si accresce a mille doppi colla continua presenza dell’oggetto odiato, e delle sue azioni ec., massime quando quest’odio sia naturale, in modo che, per natura, e’ non possa esser mai deposto. Ora, checché si voglia dire, e in qualunque modo (anche sotto l’aspetto di amore) si mascheri l’odio verso altrui (cosí fecondo in trasfigurazioni come l’amor proprio suo gemello), egli è cosí vero che l’uomo è odioso all’uomo naturalmente, com’è vero che il falcone è odioso naturalmente al passero. E quindi tanto è consentaneo riunire insieme in una repubblica sotto buone leggi i falconi e i passeri (quando anche ai falconi si tagliassero gli artigli, e si operasse in modo che di forza fisica non eccedessero i loro compagni), quanto riunire gli uomini insieme in istretta società sotto qualsivoglia legislazione. E quando anche la società stretta non accrescesse il detto odio, certo non si potrà negare ch’ella lo sveglia e l’accende, e ch’ella sola somministra le [p. 173modifica]occasioni di esercitarlo, rendendo cosí fatalissimo alla specie e mettendo in opera l’odio scambievole innato negl’individui d’essa specie, il quale senza società o in società larga sarebbe stato affatto o quasi affatto innocuo alla specie, ed inefficace, e per mancanza o insufficienza di occasioni e di stimoli neppur sentito. Il che sarebbe stato conforme alle intenzioni della natura, ed anche alla ragione assoluta, non essendo presumibile che la natura abbia voluto che niuna specie (molto manco l’umana) perisse per le sue medesime mani, o fosse infelicitata (e per conseguenza impeditagli la perfezione e il fine del suo essere) da’ suoi