Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3741
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e modi che nell’italiano son latinismi o francesismi ec., o che i classici scrittori, o che i mediocri, o che i cattivi, o che la corrotta favella gli abbia introdotti e usati, ché queste differenze altresí sono affatto accidentali e nulle per la ragione (20 ottobre 1823).
* Della bassa opinione in cui fino nel cinquecento era tenuta la lingua italiana (detta allora, quasi per disprezzo, volgare) e la sua capacità e nobiltà e degnità ed efficacia e ricchezza e potenza e possibilità di crescere ec. e il suo stato d’allora (ch’era pur certo assai piú potente ed efficace e forte ed espressivo e ricco e nobile e capace ed idoneo, che non fu prima né poscia e non è oggi, dopo sí lungo tempo e tanto accrescimento del numero e varietà degli scrittori che la trattarono, e delle materie che vi si trattarono, e delle idee che vi furono e sono tuttodí in maggior copia e varietà significate, non solo rispetto a letteratura, ma a filosofia e politica, e maneggi e trattati civili, e storie, ed arti e scienze d’ogni maniera; onde questa lingua in quel tempo fu meno stimata in ch’ella piú valse per ogni verso che in qualsivoglia altra età e ch’ella sia forse mai per valere), vedi il Dialogo delle Lingue dello Speroni, tutto, ma particolarmente dal principio del discorso tra il Lascari e il Peretto, sino al fine del dialogo (20 ottobre 1823).