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144 pensieri (3741-3742)



*    Della bassa opinione in cui fino nel cinquecento era tenuta la lingua italiana (detta allora, quasi per disprezzo, volgare) e la sua capacità e nobiltà e degnità ed efficacia e ricchezza e potenza e possibilità di crescere ec. e il suo stato d’allora (ch’era pur certo assai piú potente ed efficace e forte ed espressivo e ricco e nobile e capace ed idoneo, che non fu prima né poscia e non è oggi, dopo sí lungo tempo e tanto accrescimento del numero e varietà degli scrittori che la trattarono, e delle materie che vi si trattarono, e delle idee che vi furono e sono tuttodí in maggior copia e varietà significate, non solo rispetto a letteratura, ma a filosofia e politica, e maneggi e trattati civili, e storie, ed arti e scienze d’ogni maniera; onde questa lingua in quel tempo fu meno stimata in ch’ella piú valse per ogni verso che in qualsivoglia altra età e ch’ella sia forse mai per valere), vedi il Dialogo delle Lingue dello Speroni, tutto, ma particolarmente dal principio del discorso tra il Lascari e il Peretto, sino al fine del dialogo (20 ottobre 1823). (3742)


*    Mutolo, quasi mutulus, per muto; diminutivo positivato, restando anche il positivo. Quindi ammutolire ec. per ammutire ec., che pur si ha (20 ottobre 1823).


*    Il supino futum dell’antico fuo, onde futare ec., come altrove, è dimostrato eziandio chiaramente dal participio futurus. Sicché non si dubiti che futare non venisse da futum supino di fuo, come tutti gli altri continuativi, benché oggi non si trovi supino alcuno del difettivo fum, di cui il difettivo fuo è ausiliare o suppletorio ec., ma non già il medesimo in origine ec. (21 ottobre 1823).


*    Altrove ho detto che l’antico participio di sum, desinenza attiva, vi fu, e non fu ens, ma sens. Non