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[p. 422 modifica] caso detto di sopra, voi comincerete a piangere per una determinata rimembranza, per una tal riflessione sopra il futuro o il presente e per simili cose, che non potete ravvisare e separare e concepire nel primo momento, né durante la prima impressione. Ma finattanto che l’idea o la cosa vi si presenterà tutta intera, e voi non potrete distinguerne e noverarne le parti, voi non piangerete mai né sarete commosso determinatamente, ma solo confusamente. E neanche dopo lungo tempo voi non piangerete mai per la considerazione totale e generale della disgrazia intera (1 dicembre 1820).


*   Si suol dire che la monotonía fa parere i giorni piú lunghi. Cosí è quanto alle parti del tempo considerate separatamente. Ma quanto al complesso è tutto l’opposto, perché un giorno pieno di varietà, terminato [p. 423 modifica]che sia, ti parrà lunghissimo, anzi spesso ti avverrà di credere a prima giunta che una cosa fatta, accaduta, veduta, ec. oggi, appartenga al giorno di ieri o ier l’altro, perché la moltiplicità delle cose allunga nella tua memoria lo spazio e il maggior numero degli accidenti accresce l’apparenza del tempo. All’opposto in una vita tutta uniforme, spesso ti avverrà, e m’é avvenuto, di credere che l’accaduto ieri o ier l’altro appartenga al giorno d’oggi o quello di piú giorni fa al giorno di ieri. E ciò per la ragione contraria e perché l’uniformità impiccolisce l’immagine delle distanze. Cosí la monotonia