Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3671

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[p. 98 modifica] ho sostenuto altrove, e come si può confermare con questo discorso) fu sola una, e mai non si rinnovò, e chi non ebbe e non poté aver notizia dell’alfabeto, direttamente o indirettamente, dal primo o da’ primi che l’inventarono, o fin ch’e’ non l’ebbe di là, mai non ebbe alfabeto, mai non l’inventò esso (in immenso spazio di tempo), né gliene venne pure in pensiero. La Cina ne ha avuto notizia, ma non l’ha adottato, per la natura sua e per la difficoltà di mutare o distruggere le usanze antichissime e universali nella nazione, e collegate con cento altre che converrebbe pur mutare (come lo è la scrittura cinese colla letteratura, e quindi coi costumi, coll’istruzione popolare ec. ec.); e d’introdurne universalmente delle affatto nuove e troppo diverse di genere ec. ec.

A questo proposito si consideri ancora quante invenzioni ec., che per lunghissimo tempo furono proprie [p. 99 modifica] degli antichi, ed anche comuni a molte nazioni, ed anche volgari; perdute ne’ tempi bassi, non si sono potute mai piú rinnovare, né mai probabilmente si rinnoveranno (com’è quella della pittura all’encausto); e ciò, non ostante che se n’abbia pur la notizia in genere, cioè la memoria ch’esse furono e quali furono, e sovente ancora parecchie notizie in ispecie, cioè vestigi del come furono, de’ metodi e processi ec., del