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(3671-3672-3673) | pensieri | 99 |
prie degli antichi, ed anche comuni a molte nazioni, ed anche volgari; perdute ne’ tempi bassi, non si sono potute mai piú rinnovare, né mai probabilmente si rinnoveranno (com’è quella della pittura all’encausto); e ciò, non ostante che se n’abbia pur la notizia in genere, cioè la memoria ch’esse furono e quali furono, e sovente ancora parecchie notizie in ispecie, cioè vestigi del come furono, de’ metodi e processi ec., del (3672) modo ec., de’ mezzi, ingredienti ec., della forma di adoperarle ec. e le notizie particolari e distinte de’ loro effetti e fini ec. Contuttociò ad ingegni cosí civili, cosí raffinati, acuti, penetranti, esercitati, coltivati, cosí speculativi, cosí inventivi, cosí avvezzi e dediti a inventare, a speculare, a meditare, a riflettere, a osservare, a comparare, a ragionare ec., quali son divenuti gl’ingegni umani (ben altri erano certo e sono i primitivi e selvaggi ec.), non è bastato l’animo, dalla risorta civiltà in poi, di poterle ritrovare una seconda volta (11 ottobre 1823).
* Il pensiero antecedente conferma le idee da me altrove esposte circa la primitiva unicità del linguaggio fra gli uomini, e la derivazione di tutte le lingue presenti e passate da una sola e primitiva (cosa appoggiata dalla scrittura santa); e circa l’unicità dell’invenzione dell’alfabeto e dell’origine prima di tutti gli antichi e moderni alfabeti (11 ottobre 1823).
* La impotenza e strettezza della lingua francese e la sua inferiorità per rispetto all’altre di qui facilmente si può comprendere, che l’altre lingue possono, sempre che vogliono, (3673) agevolmente vestire la forma e lo stile della francese (com’effettivamente hanno fatto o fanno tutte le lingue cólte d’Europa, o per un certo tempo massimamente, come l’inglese e la tedesca, o anche oggidí, come l’italiana, la spagnuola, la russa, la svedese, la olandese ec.; e bene