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[p. 421 modifica] destinato, e costante e primordiale. Che se anche non c’è piú rimedio per l’uomo, nemmeno per chi si tagli una gamba o sia schiacciato da una pietra c’è piú rimedio. Basta che il male non sia colpa della natura, non derivi necessariamente dall’ordine delle cose, non sia inerente al sistema universale; ma sia come un’eccezione, un inconveniente, un errore accidentale nel corso e nell’uso del detto sistema. Vedi p. 370 e 1079 fine.


*   Hanter, frequentare, visitare spesso, aver familiarità ec. verbo che Girard nei Sinonimi fa derivare da hant (se ben mi ricordo) che nelle lingue del Nord significa congiungere o darsi le mani, non potrebbe piuttosto derivare da ἀντάω? Ma bisognerebbe anche vedere se quella parola settentrionale abbia nessuna relazione con questo verbo greco.


*   L’idea di una grave sventura (come anche di qualunque grande e strana mutazione di cose in bene come in male) che ci sopraggiunga, massimamente improvvisa, non si può concepire intera, se non altro ne’ primi momenti; anzi è sempre confusissima, debolissima, oscurissima e difettosa. Non considero adesso l’impressione e la sorpresa e il dolore ec. che deve naturalmente oscurar l’anima e intorpidirla. Ma ponete che vi si annunzi la morte di uno de’ vostri cari e familiari, anche preveduta. Il dispiacere,