<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3610&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150925110133</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3610&oldid=-20150925110133
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3610 Giacomo LeopardiXIX secoloZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 60modifica] parla cosí coperto, anzi dissimulato (dico della passione, e non di ciò che ne segue d’inonesto a descrivere, nel che giustamente egli è copertissimo, anche rispetto a Didone), anzi serba quasi un cosí alto silenzio, che e’ non mostra essa passione se non indirettamente e per accidente, e in quanto ella si congettura e si lascia supporre per necessità da quel ch’ei narra di Didone, e sempre volgendosi alla sola Didone. E par che volentieri, se si fosse potuto, egli avrebbe fatto che il lettore non istimasse Enea per niun modo tocco dalla passion dell’amore (di [p. 61modifica]donna pur sí alta e sí degna e sí magnanima e sí bella e sí amante e tenera), e giudicasse che Didone avesse ottenuto il piacer suo, senza che quegli avesse conceduto. E chi potesse cosí stimare seconderebbe il desiderio di Virgilio. Tanto egli ebbe a schivo di far comparire nel suo Eroe un errore, una debolezza, laddove non v’è cosa piú amabile che la debolezza nella forza, né cosa meno amabile che un carattere e una persona senza debolezza veruna. E tanto egli giudicò che dovesse nuocere