[p. 60 modifica] natura e al verisimile naturale, come in Ulisse, pur tanta è la serietà dell’idea che Virgilio ci fa concepir del suo Eroe, che la gioventú e la bellezza ci paiono in lui fuor di luogo, e quasi ci giungono nuove e ci fanno meraviglia (la meraviglia poetica non dev’esser certo di questo genere), e quasi non ce ne persuadiamo, benché sieno naturalissime; o per lo meno vi passiamo sopra, senza valutarle, senza fermarci il pensiero, senza formarne l’immagine, senza considerarli come pregi notabili di Enea, perché Virgilio avrebbe creduto quasi far torto al suo eroe ed a se stesso s’egli ce gli avesse rappresentati come pregi veramente importanti e degni di considerazione, e notabili in lui fra le altre doti. E cosí, mentre Virgilio si ferma e si compiace in descrivere la passion di Didone e i suoi vari accidenti, progressi, andamenti ed effetti: dà bene ad intendere ch’ella non era senza corrispondenza, e nella grotta, come ognun sa quel che Didone patisse, cosí niun si può nascondere quello ch’Enea facesse; ma Virgilio a riguardo d’Enea e della sua passione