Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3594

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[p. 50 modifica] l’accordo de’ suoi due Eroi nella sua opera, e che, dal loro esser due, non nasca nel suo poema duplicità d’interesse. Parla l’anima di Ugone a Goffredo, e dice di Rinaldo (c. XIV, stanza 13) Perché-lece. Colle quali parole poste nell’altrui bocca il Tasso viene molto chiaramente a dire ai pedanti e a’ detrattori in persona propria: Gli eroi del mio poema son due, ma l’interesse è un solo, perché una è l’impresa e uno il fine a cui servono entrambi. Ma questa distinzione metafisica, accettata ancora e predicata da’ precettisti (indipendentemente dal negozio del Tasso) e da molti ancora di buon giudizio, non si avvera mai nell’animo de’ lettori.1) Due Eroi d’ugual merito, o che servano alla stessa impresa, o che ad imprese diverse, fanno nell’animo de’ lettori due distinti interessi (che tanto piú s’offuscano l’un coll’altro, quanto men sono diversi, e piú tra loro somiglianti od uguali, e concordi): perocché questi due Eroi sono sempre per verità, nell’animo de’ lettori, due ben separate persone, e non già una [p. 51 modifica]sola, come vorrebbe il Tasso, della quale l’un degli Eroi sia capo, l’altro mano; o sieno che che si voglia.

Note

  1. Dicono i precettisti che le persone d’ugual merito possano esser piú, purché l’interesse sia un solo (cosí ne’ drammi, cosí nell’epopea ec.). E si pregiano molto di questa distinzione, come acuta e sottile e ben giudiziosa. Ora i due suddetti termini non possono stare insieme.