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[p. 404 modifica] vivo, e ne destavano piú fortemente, sensibilmente, facilmente e prontamente [p. 405 modifica]l’idea, secondo però: 1°, i diversi aspetti o parti piú o meno vivi, principali, caratteristici, esprimibili; il diverso numero di aspetti, parti, o relazioni della cosa considerato dagl’inventori della parola; 2°, la diversa forza d’immaginazione, sentimento, delicatezza ec. nei detti inventori; 3°, la diversa loro facoltà di applicare il suono alla cosa; 4°, il diverso carattere della nazione, clima, circostanze naturali, morali, politiche, geografiche, intellettuali ec.; la dolcezza, o l’asprezza, la ruvidezza o gentilezza ec.; 5°, la diversa impressione prodotta dagli stessi oggetti ne’ diversi popoli o individui. Solamente quella grazia che non deriva dalla naturalezza, semplicità ec., l’eleganza ec., può guadagnare; ma quella che deriva dai detti fonti massime nelle frasi e modi, ed è la principale e piú solida e durevole, la forza poi assolutamente, l’evidenza e l’efficacia, non possono altro che perdere infinitamente coll’abolizione delle parole antiche e peggio colla sostituzione delle nuove. Qui ancora ha luogo la grande inferiorità dell’arte e della ragione alla natura, in tutto il bello, il grande, il forte, il grazioso ec. (21 novembre 1820).


*   Tutte le cose vengono a noia colla durata, anche i diletti piú grandi: lo dice Omero, lo vediamo tuttogiorno. La monotonia è insoffribile. Ma un grande e forse sommo rimedio di questo male è lo scopo. Quando l’uomo si