[p. 404 modifica] cadere nel discorso senza affettazione; i quali sono infiniti per chi conosce la lingua, ma bene a fondo; e questi sono pochissimi o nessuno. La lingua francese si è spogliata affatto di questa facoltà, e ammettendo facilmente vocaboli e modi nuovi (intorno ai quali si sgridano gl’italiani perché non gli ammettono) non si è legate le mani se non per gli antichi, cioè per quelli ch’ella già possedeva, e ha creduto di far progressi quando ha perduto l’infinito che aveva, giacché veramente era ricca, e guadagnato il poco che non aveva. Nel che: 1°, io non vedo come una lingua si possa accrescere, perché anche in parità di partite, se quanto si guadagna, tanto si perde, la lingua sarà sempre stazionaria in fatto di ricchezza e varietà. 2°, Se, com’é certissimo, infinite cose che non si sono potute esprimere se non con parole nuove, forestiere ec. si potevano esprimere colle antiche, io non vedo perché queste dovessero esser posposte. Il caso è lo stesso in Italia, chi ben considera la ricchezza immensa de’ nostri antichi scrittori. 3°, Le parole e modi che maggiormente conferiscono alla evidenza, efficacia, forza, grazia ec. delle lingue sono sempre, e incontrastabilmente le antiche, siccome quelle che erano cavate piú da presso dalla natura e dall’oggetto significato, come deve necessariamente accadere nella formazione delle lingue, e però lo rappresentavano al