Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3416
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | 3415 | 3417 | ► |
piú distinto dal prosaico, e cosí il suo stile. Ciò perché ne’ suoi versi egli non si propose il carattere né del Petrarca né di Dante, ma un suo proprio. E quindi quanto il carattere del suo linguaggio e stile poetico è distinto da quel della prosa, tanto egli è ancora diverso da quello del linguaggio e stile sí di Dante e Petrarca, sí degli altri lirici e poeti, quali si vogliano, del suo tempo). La Coltivazione, le Api ec. sono ben sovente bella prosa misurata quanto al linguaggio, ed allo stile eziandio: e ciò quantunque l’uno e l’altro poema sieno imitazioni, e l’Api nient’altro quasi che traduzione delle Georgiche, il capo d’opera dello stile il piú poetico e il piú separato dal familiare, dal volgo, dal prosaico. Similmente si può discorrere dell’Eneide del Caro.
Insomma la lingua italiana non aveva ancora bastante antichità, per potere avere abbastanza di quella eleganza di cui qui s’intende parlare, e un linguaggio ben propriamente poetico e ben disgiunto dal prosaico. Le parole dello Speroni provano questa verità, e questa le mie teorie a cui la presente osservazione si riferisce. Il cui risultato è che dovunque non è sufficiente antichità di lingua cólta, quivi non può ancora essere la detta eleganza di stile e di lingua, né linguaggio poetico distinto e proprio ec. (11 settembre 1823). Ho già detto altrove