[p. 369 modifica] Ovunque si senta latinità, grecità, ec. o un sapore di non nazionale, indipendentemente dalle cognizioni ec. del lettore, e per propria qualità della parola o frase, o del modo in ch’ella è adoperata, quivi è latinismo, grecismo ec., quivi barbarismo, quivi sempre vizio. E siccome nei contrarii casi suddetti, malgrado la vera novità, niun vizio, anzi pregio vi sarebbe; cosí, in questo caso, niun pregio sarebbevi, e sempre vizio, quando anche la novità non fosse vera, cioè quando bene quella tal parola ec. avesse già esempio d’autor classico nazionale, e n’avesse ancor molti; sia che in tutti questi ella stesse parimente male, o che stando bene in questi, ella stesse male nel dato caso, perché non intelligibile o difficile a intendere, perché male adoperata, e senza i debiti riguardi, e in occasione e con circostanze non opportune ec. Similmente accade e si dee discorrere intorno alle parole antiquate. La novità in una lingua o la rarità ec., insomma il pellegrino, da qualunque luogo sia tolto (o da’ forestieri o dagli antichi classici nazionali ec.), deve sempre parere una