<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3406&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170928133135</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3406&oldid=-20170928133135
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3406 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 368modifica] voci, frasi, forme, benché latine, greche, spagnuole di origine; benché non mai per l’innanzi usate o sentite in italiano; introdotte che vi fossero, non sarebbero né latinismi, né grecismi, né spagnolismi, perché non vi si conoscerebbe né la latinità, né la grecità ec., o se vi si conoscerebbe, non vi si sentirebbe, ch’é quel che importa; né vi si conoscerebbe che per cagioni estrinseche e proprie del lettore, cioè per la cognizione che questi avrebbe di quelle lingue e degli scrittori italiani ec.; non per cagioni intrinseche, cioè proprie di quella tale scrittura, stile ec. per le qualità di quelle tali voci, frasi ec. rispetto alla lingua italiana o a quel tal genere e stile. Altre voci, frasi, forme, significazioni sono in gran numero nelle dette lingue, che si potrebbero pure utilissimamente introdurre nella italiana, ma non altrove che in certi luoghi, con certi contorni, preparazioni ec., né senza molta avvertenza, arte, discrezione, giudizio dell’opportunità ec. Con le quali [p. 369modifica]condizioni, né anche queste (che sono in molto maggior numero dell’altre sopraddette) non riuscirebbero né latinismi né grecismi ec. per le stesse ragioni.