<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3377&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170928135946</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3377&oldid=-20170928135946
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3377 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 350modifica] ingenite sono piú ad essere che a poter essere; il che vuol dire che gli animali sono naturalmente meno conformabili dell’uomo; [p. 351modifica]dell’uomo; che essi per le loro naturali disposizioni, non solo non debbono acquistare altre qualità che le destinate loro dalla natura, il che è proprio anche dell’uomo, ma non possono acquistarne molto diverse da queste, come l’uomo può; non possono acquistar tante e cosí varie qualità, come l’uomo può, per essere sommamente conformabile: in fine che le loro naturali disposizioni non rendono possibile tanta varietà di risultati, non possono esser cosí diversamente applicate e usate come quelle dell’uomo. Ond’é che gli animali non acquistino quasi altre qualità che le destinate loro dalla natura, non divengano se non quali la natura gli ha voluti, quali ella intese che divenissero nel dar loro quelle disposizioni. Il che vuol dire ch’ei si mantengono nello stato naturale; che non è altro se non quello che ho detto, cioè divenir tali quali la natura ha inteso; perché né anche gli animali nascono, ma divengono; né la