Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3271

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[p. 285 modifica] colui, mirando a quella ispirazione, facilmente e perfettamente e pienamente fa a se stesso in quel punto, e di poi a se stesso ed agli altri, purch’ei sia capace di ben esprimere i propri concetti, ed abbia bene e chiaramente e distintamente presenti le cose allora concepite e sentite (26 agosto 1823).


*    Secondo ch’io osservo1 e che si potrà spiegare colle ragioni da me recate in altri luoghi, l’abito di compatire, quello di beneficare o di operare in qualunque modo per altrui, e mancando ancora la facoltà, l’inclinazione alla beneficenza e all’adoperarsi in pro degli altri, sono sempre (supposta la parità delle altre circostanze di carattere o indole, educazione, coltura di spirito o rozzezza, e simili cose) in ragion diretta della forza, della felicità, del poco o niun bisogno che l’individuo ha dell’opera e dell’aiuto altrui, ed in proporzione inversa della debolezza, della infelicità, dell’esperienza delle sventure e dei mali, sieno passati, [p. 286 modifica]o massimamente presenti, del bisogno che l’uomo ha degli altrui soccorsi ed uffici. Quanto piú l’uomo è in istato di esser

Note

  1. Veggansi le pagg. 3765-8.