<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3260&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170412083227</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3260&oldid=-20170412083227
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3260 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 278modifica] del tutto, di necessità lo perde, cioè perde la sua forma, proprietà, carattere e natura. E quanto alla stretta universalità, dato ancora che una lingua corrompendosi appo una sola nazione, si corrompesse ugualmente, di modo ch’ella quantunque mutata da quella prima, fosse pur sempre una sola in essa nazione, e a tutta comune; egli è fisicamente impossibile a seguire e assurdo a supporre che una medesima lingua, corrompendosi appo molte e diversissime nazioni e cambiandosi affatto da quella di prima, pur corrompendosi [p. 279modifica]corrompendosida per tutto ugualmente, e facendo da per tutto in un medesimo tempo gli stessi passi, si mantenesse sempre una sola appo tutte le dette nazioni insieme. La corruzione non ha legge, e quella che nasce dalla troppa schiavitú e circoscrizione d’una lingua, n’ha meno che mai, ed è piú cieca che ogni altra; né dove non v’ha regola alcuna, né scambievole convenzione e consenso (il che sarebbe contrario alla natura della corruzione di una lingua), né conformità di circostanze, quivi può essere uniformità. La quale, se è quasi impossibile in una sola nazione, dal continuo commercio e da