<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3233&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170112101434</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3233&oldid=-20170112101434
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3233 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 261modifica] convenienza scambievole di quali si sieno tuoni, ma solo in tanto in quanto, per esempio, certe passioni naturalmente e universalmente amano certi tali tuoni e certi tali passaggi da un tal tuono a un tal altro. La qual cosa che nulla ha che fare coll’assoluta [p. 262modifica]coll’assolutaconvenienza di tal tuono a tal tuono (perocché qui la ragione della convenienza de’ tuoni non istà nella natura loro, né nei loro naturali rapporti, ma è relativa alla natura dell’uomo che, indipendentemente dalla convenienza, ama in quel tal caso quel tuono e quel passaggio) fu l’origine delle melodie, le quali furono da principio, siccome sempre avrebbero dovuto e dovrebbero essere, imitative; bensí tali che abbellivano ed ornavano e variavano la natura, colla scelta, colla disposizione, coll’atta mescolanza e congiungimento e di piú colla delicatezza, grazia, mobilità ec. degli organi o naturali (coltivati ed esercitati) o artifiziali inventati e perfezionati. Né piú né manco di quello che le poesie debbano, imitandola, ornare, abbellire, variare e mostrar sotto nuovo abito la natura. Veggasi a questo proposito la citata nota ultima al capo