Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3190
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cap. 6, fine, dov’è l’autorità di Melisso Grammatico, liberto di Mecenate, contemporaneo di Virgilio: Forcellini in Melissus, Fabricius, Bibliotheca Latina, I, 494); contuttociò questi tali nella società, se non da quelli che conoscono per altra parte il loro merito, e che conoscendolo sono capaci di apprezzare chi lo possiede, sono generalmente (e non irragionevolmente, perocché niun diletto e molta noia e fatica reca la loro conversazione) disprezzati ed evitati, ancor maggiormente che quelli dell’altra specie, e confusi dai piú coi primi del primo genere, ai quali infatti, nell’esteriore e in ciò che d’essi apparisce, quasi a capello si rassomigliano. In questo genere si può recar per esempio della prima specie l’Alfieri, della seconda G. G. Rousseau.1 Anche questo genere di persone, benché stimabilissimo, non è stimato, perocch’ei conserva la natura, o non è bastantemente mutato dal naturale.
Sicché tra quello che non è stimabile e quello ch’è degno di somma stima, restano solamente stimati quelli che tengono il mezzo, e ciò gli uomini mediocri e mediocremente
Note
- ↑ L’abitudine di sempre pensare e di poco parlare; di raccòr tutto dentro e poco versar di fuori; di trattenersi con se stesso, di stare raccolto come un devoto, di poco agire, poco conversar nelle cose del mondo, poco trattare per attendere agli studi; spendere tutte le sue facoltà nel proprio interno ec. ec., tutte queste cose rendono l’individuo incapace di portarsi bene nella società quanto un altro che sia pur di molto meno talento; perocché a lui manca l’esercizio dell’operare, del conversare, del parlare (massime di cose frivole, come bisogna ec.) e le dette sue qualità ed abitudini positive escludono anche positivamente la capacità di contrarre le abitudini e di acquistare le qualità sociali. Cosí la gravità a cui un tale individuo è necessariamente abituato, la serietà, il pigliar le cose per l’importante, e se non importano lasciarle, esclude la possibilità di acquistar la leggerezza, l’abito di dar peso naturalmente alle cose minime, di scherzare, d’interessarsi con verità per le bagattelle, di trovar materia di discorso dove assolutamente non ve n’ha ec. ec., tutte cose necessarissime in società: pigliar le cose, le materie anche importanti e serie, dal lato non importante e non serio, o trattarle non seriamente, superficialmente, scherzevolmente ec. ec. e come bagattelle ec. ec. e le profonde a fior d’acqua ec. ec.