<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3178&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161208071225</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3178&oldid=-20161208071225
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3178 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 227modifica] che alla grazia s’attribuisce. La grazia nascente da difetto (come quella di Roxolane appo il Marmontel), [p. 228modifica]è piú grossolana e poco degna dell’artista o di qualunque imitatore del bello. Essa è bensí piú comunemente sensibile (perocché quell’altra grazia non tutti, anzi pochi, la sentono), e sempre ch’ella è sentita, fa maggior effetto dell’altra, eziandio negl’intendenti del bello, negli spiriti di buon gusto, e negli animi delicati e sensibili. E ciò perché il contrasto in essa è piú notabile e spiccato, e maggiore la straordinarietà. Ma perciò appunto questo effetto è piú grossolano, e per cosí dire piú materiale e corporeo, laddove quell’altro è piú spirituale e piú delicato, e quindi piú direttamente e giustamente proprio della grazia, l’idea della quale inchiude quella della delicatezza. La grazia derivante da difetto punge e solletica come un sapore acre e piccante, o aspro, o acido, o acerbo, che per se stesso è dispiacevole, e pure in un certo grado piace, e quindi molti spiriti che non hanno mai potuto sentire quell’altra grazia, o che sono di già blasés sul bello, a causa del lungo uso ed assuefazione, sono