[p. 217 modifica] tanto piú conveniente oggidí che a’ tempi d’Omero il far molto giuocare ne’ poemi epici le sventure degli uomini, quanto che oggi il sentimento della infelicità nelle nazioni civili è piú vivo che fosse mai nel genere umano, ed è il sentimento e il pensiero per cosí dir dominante, da cui niuno oramai trova piú come distrarsi. E la infelicità individuale degli uomini è, per cosí dire, il carattere o il segno di questo secolo. Tutto al contrario di quel d’Omero, il quale forse godette di quella maggior felicità o minore infelicità che possa godersi dall’uomo nello stato sociale, e che sempre risulta dalla grande attività della vita e dalle grandi e forti illusioni, cose proprissime di quel tempo, massime nella Grecia. Or dunque oggidí le sventure cantate da’ poeti non possono non interessar grandemente, e piú che in ogni altro tempo, e tutti; essendo il sentimento della propria sventura l’universale e piú continuo sentimento degli uomini d’oggidí, ed amando naturalmente gli uomini di parlare e