<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/315&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712192215</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/315&oldid=-20130712192215
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 315 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 385modifica] perché il torpore della nazione non derivava da eccesso d’incivilimento, ma da difetto; e i pochi cólti, probabilmente non lo erano all’eccesso, come altrove, ma quanto basta e conviene e non piú. Quando la Spagna sarà bene incivilita ricadrà sotto la tirannia, sostenuta non piú dall’ignoranza, ma per lo contrario dall’eccesso del sapere, dalla freddezza della ragione, dall’egoismo filosofico, dalla mollezza, dal genio per le arti e gli studi pacifici. E questa tirannia sarà tanto piú durevole, quanto piú moderata della precedente. E se il re di Spagna avrà vera politica, dovrà promuovere a tutto potere l’incivilimento del suo popolo, e in questi tempi vi potrà riuscire piú facilmente e piú presto. E con ciò non consoliderà la loro indipendenza, come si crede comunemente, ma gli assoggetterà di nuovo e ricupererà quello che ha perduto. [p. 386modifica]Non c’é altro stato intollerante di tirannia o capace di esserne esente, fuorché lo stato naturale e primitivo o una civilizzazione media, com’é ora quella della Spagna, com’era quella de’ Romani, ec. Atene e la Grecia, quando furono sommamente civili, non furono mai libere veramente (10 novembre 1820).